Capitolo 8
Osservando gli sguardi sbalorditi di alcuni di loro, mi voltai sui tacchi e mi diressi verso la porta d'ingresso. Sentivo Blaze che mi guardava alle spalle, ma al momento non mi importava. Spingendo la porta, iniziai a camminare verso il cancello.
"Dove credi di andare, tesoro?".
Mi fermai sulle mie tracce e mi voltai a guardarlo. Era appoggiato alla bicicletta, con una sigaretta tra le labbra. Sospirando, lasciai cadere le spalle. Aveva senso che cercassi di andarmene proprio adesso?
"Stavo prendendo una boccata d'aria", borbottai facendomi strada verso di lui e sedendomi sul gradino. "Devi portarmi alla mia macchina".
"Non devo fare niente", rispose lui.
Così eravamo di nuovo a questo punto. Questo ragazzo aveva così tante personalità che non riuscivo a stargli dietro. Sospirando iniziai a giocare con la fibbia dello stivale. Riuscirò mai a tornare a casa?
"Che cosa hai fatto?" Mi chiese: "Hai il culo coperto di polvere".
Volevo ridere. Stava cercando di fare conversazione. Non volevo parlare con lui.
"Smettila di guardarmi il culo e lasciami in pace, per favore".
"Te l'ho già detto, tesoro, ti porterò nel mio letto e sul retro della mia moto", sorrise gettando a terra la sigaretta. "Smettila di fare la strega piagnucolosa e vieni a bere qualcosa con noi".
"Penso che passerò, torna dalla tua vecchia Blaze e comunque sei troppo vecchio per me", dissi alzandomi e pulendomi il sedere.
Ci deve essere qualcosa da fare qui intorno? Infilando le mani nelle tasche della giacca cominciai a camminare.
"Credevo che considerassi i 40 anni come troppo vecchi per te". Mi ha urlato
Trattenendo il sorriso, mi girai in modo da poterlo guardare: "L'ho fatto, ma tu non fai per me", sorrisi, facendo viaggiare i miei occhi sul suo corpo.
Bugie... Era il sogno bagnato di ogni ragazza. Guardando il sorrisetto che gli si era creato all'angolo della bocca, i suoi occhi scorsero il mio corpo prima di posarsi di nuovo sul mio viso.
"Non puoi mentire per un cazzo, Ava. Dai, stasera c'è una festa e tu, piccola, sei l'ospite d'onore".
No, cazzo!
"Voglio andare a casa" ringhiai battendo i piedi come una bambina "Non voglio una festa e di certo non voglio far parte di tutto questo" dissi agitando la mano "Fammi un favore e portami alla mia macchina così posso andare a casa, farmi un bagno e cambiarmi i miei cazzo di vestiti".
"Beh, non ha una bella bocca?" disse ridendo un ragazzo che non riconobbi.
"Piacere di conoscere finalmente la nostra figlia del presidente. Si chiama Cage", disse scrutando il mio corpo. Non fraintendetemi, era carino, forse solo un po' più grande di me, ma io avevo chiuso con questo, con i motociclisti.
"Ava" dissi lanciando una rapida occhiata a Blaze. Le sue labbra erano tirate indietro in un ringhio, lo sguardo fisso su Cage.
"Beh, tesoro, risparmiami un ballo stasera", mormorò facendomi l'occhiolino prima di salire sulla sua moto e partire.
"Stai lontana da Cage, Ava, dico sul serio", ringhiò tirando un altro tiro di sigaretta.
Cavolo, gli piace proprio fumare e ancora una volta cerca di dirmi cosa devo fare. "Penso che sia carino" sorrisi "Dovrò trovare qualcosa di sexy da indossare stasera" mi morsi il labbro sperando che sembrasse attraente "Dopotutto è la mia festa" ammiccai osservando lo sguardo lussurioso che si impossessava dei suoi lineamenti. "Ciao Blaze" sussurrai cercando di passargli accanto, ma la sua mano si aggrappò al mio polso.
"Stai giocando con il fuoco, dolcezza, e sai cosa succede quando lo fai?". Sussurrò facendo scivolare l'altra mano intorno al mio sedere "Ti bruci, tesoro. È meglio che tu non ti avvicini a nessuno stasera". Ringhiò stringendomi il culo prima di lasciarmi andare.
"Non farmi fare qualcosa di cui ti pentirai", mi chiamò avviando la sua moto "Porterò il tuo bel culetto sulla mia moto, Ava".
Ancora una volta mi lasciò senza parole e confusa.
"Non voglio una festa" gemetti mentre cominciavano ad arrivare sempre più persone. "Non voglio nemmeno essere qui".
Non mi ero ancora cambiata, non avevo potuto indossare nulla di carino e per di più Blaze era seduto alla destra di mio padre con una puttana in grembo, ma io ero quella che non poteva avvicinarsi a nessuno. Questo lo vedremo.
"Goditi questa dannata festa e smettila di lamentarti. Bevi qualcosa e rilassati, cazzo", sorrise mio padre, peggiorando il mio umore. Guardando mia madre scossi la testa prima di precipitarmi al bar. Metà della gente era già ubriaca. Non ero stato io a fare questo, non ero stato io. Sì, avevo bevuto un paio di bicchieri di vino, ma non mi ero mai ubriacata al punto di non riuscire a parlare.
Guardandomi intorno, tutti sembravano in piena modalità festa. Scivolando dallo sgabello del bar riuscii a farmi strada nella club house senza che nessuno ci facesse caso e se mi chiedevano dove stavo andando la toilette era la risposta perfetta.
Arrivata in fondo al corridoio, aprii silenziosamente la porta della stanza di Blazes ed entrai di soppiatto. Mi buttai sul suo letto e gemetti prima di mettermi le braccia sugli occhi. Mi sentivo come in una prigione. Non potevo pulirmi il culo senza che qualcuno lo sapesse.
"Ellie, sul serio, vai a farti fottere stasera, non sono dell'umore giusto e, ad essere sinceri, mi annoi".
"Ma che diavolo, Blaze? Non stavi dicendo questo ieri sera. Sono la tua vecchia signora, anch'io ho delle esigenze", urlò la voce acuta e fastidiosa.
Immagino che ci siano problemi in paradiso. Non potei fare a meno di sentire la pugnalata di gelosia che mi attraversò il corpo al pensiero che lei fosse la sua signora. Perché voleva tanto portarmi nel suo letto se aveva già una vecchia signora?
Sentendo uno schiaffo e un grido di dolore, mi portai una mano alla bocca: "Non sei la mia signora, non lo sei mai stata. Eri una scopata, fattelo entrare in quella testa dura. Ora vattene a fanculo prima che ti faccia sparire", ringhiò.
Porca puttana, l'ha colpita.
Alzandomi dal letto iniziai a farmi prendere dal panico. E se venisse qui e si scagliasse contro di me? Sentendolo imprecare sottovoce mi morsi il labbro. Per favore, non entrare qui.
Tenendo lo sguardo sulla maniglia della porta, il cuore mi martellava nel petto. Come faccio a spiegare perché sono qui?
Guardando la porta aprirsi chiusi gli occhi. Lo so, è stupido, ma non sapevo cos'altro fare.
"Finalmente", ringhiò, facendomi aprire gli occhi di scatto. Guardandolo precipitarsi verso di me, mi sfuggì un grido quando mi afferrò il viso con entrambe le mani e mi baciò.
Non c'era nulla di gentile, più mi dimenavo e più lui mi stringeva. Mi arresi, lasciai cadere le spalle e gli avvolsi le braccia intorno al collo. Sentendo la sua lingua passare sul mio labbro inferiore, aprii la bocca e lo lasciai entrare. Sentirlo gemere mi fece correre un brivido lungo il corpo.
Non avevo mai avuto esperienza con i ragazzi, ma potevo sicuramente abituarmi a baciare Blaze. Facendo scorrere la mia lingua contro la sua, lasciò andare il mio viso per far scivolare le mani lungo la mia schiena e sul mio sedere. Stringendolo un po', un gemito mi uscì dalle labbra.
Passando le mani tra i suoi capelli, li afferrai alla nuca e lo tirai più vicino. Il respiro di entrambi era affannoso, ma io non ne avevo mai abbastanza. Sentendo le sue mani percorrere il mio corpo, un fuoco si accese dentro di me. Era come un prurito a cui non riuscivo a porre rimedio, ma in senso positivo. Sentendo le sue mani sfiorare la parte anteriore delle mie gambe, spinsi la mia metà inferiore in avanti, in modo che le nostre metà inferiori si toccassero.
Ero al settimo cielo e non ne avevo mai abbastanza di sentirmi così. Prendendomi in braccio, avvolsi le gambe intorno alla sua vita, emettendo un gemito che mi sfuggì dalla bocca per la sensazione di essere premuti l'uno contro l'altro. Sentendo la morbidezza della mia schiena, capii che mi aveva messo sul suo letto.
Volevo di più...
Sentire la cerniera dei miei jeans che veniva abbassata fu la scossa di cui avevo bisogno per riportarmi alla realtà. Che cosa stavo facendo? Non avrei perso la mia verginità con un ragazzo che conoscevo appena.
"Blaze... B-Blaze" gridai spingendo sulla sua spalla.
Guardandomi, notai che le sue pupille erano dializzate, la lussuria evidente nei suoi occhi. Che cosa ho fatto?
"Stai bene, tesoro?"
Scuotendo la testa, sì, lasciai uscire un lungo respiro. "Sto solo..."... Non ero ancora pronta a fare sesso.
"Ho capito, tesoro. Non sei pronta" sorrise prima di alzarsi da me e dal letto completamente.
"Mi dispiace" sussurrai. Scommetto che le ragazze non lo rifiutano mai e io avevo paura di fare sesso.
Sentendo uno scatto capii che si era appena acceso una sigaretta. Forse avrei dovuto chiedergliene una.
"Perché ti dispiace?" Chiese tirando una lunga boccata di sigaretta.
"Di essere una provocatrice di cazzi, se così si può chiamare", dissi senza riuscire a guardarlo. Accidenti, perché mi metto sempre in queste situazioni imbarazzanti?
"Sei una provocatrice continua, Ava", ridacchiò facendomi aggrottare le sopracciglia. Era una cosa buona? "Non ti costringerò a fare sesso con me. Aspetterò che sia tu a venire da me, perché so che lo farai".
Un po' presuntuoso?
Lo fulminai con lo sguardo, mi abbottonai i jeans e mi alzai in piedi: "Cosa ti fa pensare che verrò a letto con te?". Chiesi
Sorridendo mi afferrò per la vita e mi tirò a sé: "Perché sei mia", sussurrò.
