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7

Bryley

Una volta arrivati alle macchine, mi fermo e faccio un cenno a Murray.

«Murray, seguimi. So io dove andare a mangiare una buona piadina».

Murray sorride e alza il pollice.

«Ci conto, Bryley».

Saliamo in macchina, ovviamente guido io. Non posso lasciare Candace al volante, non perché non sia capace, ma perché mi piace avere il controllo, soprattutto quando siamo insieme.

Candace mi guarda curiosa.

«Dove andiamo?»

Le sorrido, un po' misterioso.

«Ti ricordi quel vecchio mulino dove andavamo da bambini a metterci nei guai?»

Lei sorride, un sorriso che mi fa sentire caldo dentro.

«Sì, certo.»

«Ci hanno fatto un ristorante e non ci crederai nemmeno chi è il proprietario».

I suoi occhi si illuminano di curiosità.

«Chi?»

«Lo scoprirai quando arriviamo».

Arriviamo finalmente al vecchio mulino, ora trasformato in un ristorante.

Scendiamo tutti dalle macchine.

Candace si guarda intorno, sorridendo leggermente.

«È diventato proprio bello come posto».

Annuisco, guardando il vecchio mulino che ora brilla sotto le luci del ristorante.

«Entriamo?»

Quando entriamo, ci accoglie Callahan. Per me e Candace, è sempre stato come un nonno, un vecchio amico di famiglia.

«Callahan!»

Esclama Candace, correndo verso di lui.

Callahan sorride, allargando le braccia.

«Ma guarda come sei cresciuta!»

Candace si volta verso di me, gli occhi pieni di domande.

«Da quando è aperto?»

«Sono due anni».

Rispondo con un sorriso.

Candace mi guarda, leggermente indignata.

«Perché non mi ci hai mai portato?»

Callahan interviene, con un sorriso sornione.

«So io il perché».

Mi schiarisco la gola, cercando di cambiare argomento.

«Allora, Callahan, hai un tavolo per noi?»

Murray si unisce alla conversazione con una delle sue battute.

«Spero che abbiate delle piadine giganti. Ho fame come un lupo».

Ravindra lo spinge leggermente.

«Murray, tu hai sempre fame come un lupo».

Lui ridacchia.

«E non mi dispiace ammetterlo».

Candace si stringe a me, ridendo delle battute di Murray.

«Murray, sei proprio un caso disperato.»

«Grazie, lo prendo come un complimento».

Ribatte lui, facendoci ridere tutti.

Callahan ci guida verso un tavolo vicino a una grande finestra che dà sul vecchio mulino, ora illuminato con luci calde e accoglienti.

«Questo è perfetto».

Dice Candace, guardandomi con un sorriso.

Annuisco, soddisfatto.

«Sì, lo è. E lo sarà ancora di più quando assaggerai le loro piadine».

Seduti al tavolo, Murray non perde tempo e comincia subito a fare il buffone.

«Allora, chi vuole scommettere che mangerò tre piadine da solo?»

Ravindra alza gli occhi al cielo.

«Murray, non è una gara.»

«Perché no?»

Ribatte lui.

«La vita è una gara».

Candace ride, appoggiando il mente sulla mano.

«E tu sei sempre in competizione con te stesso».

Mi unisco alla risata generale, ma i miei pensieri tornano sempre a Candace. Mi chiedo se anche lei sente quello che sento io, quella tensione, quella connessione che sembra crescere ogni giorno di più. La guardo mentre parla con Callahan, il suo viso illuminato dalla luce soffusa del ristorante. È bellissima, e in questi momenti mi rendo conto di quanto sia fortunato ad averla nella mia vita, anche se solo come sorella adottiva.

Ma c'è sempre quella parte di me che desidera di più, che sogna un futuro in cui Candace non è solo mia sorella, ma qualcosa di molto, molto di più.

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